Caccia tragica. Una storia vera

Einaudi 1991
Brossura editoriale, in 8vo, pp. 258
Buone condizioni, timbro ex libris, fisiologica brunitura carta, strappettino fondo dorso

COD: S14.510/800 Categorie: , Tag:

Descrizione

Nella remota provincia russa – un villaggio, un lago, boschi di betulle, campi che si perdono all’orizzonte -torna da Mosca un ricco possidente débauché, il conte Karneev, che sconvolge la vita monotona della comunità, e soprattutto quella di Kamysev, un giudice istruttore suo amico. Tra orge, passeggiate a cavallo e musiche zigane, entrambi si scoprono violentemente attratti da Ol’ga, la giovane figlia del guardaboschi, che pur finendo di sposare l’intendente del conte, diventerà amante dell’uno come dell’altro. La vicenda -inizialmente un dramma alla Bovary – si tinge delle fosche tinte della tragedia quando Ol’ga viene uccisa misteriosamente: solo alla fine, in un crescendo da ottimo “giallo”, si scoprirà il colpevole grazie a un inaspettato colpo di scena.
Nel 1884, quando pubblica Caccia tragica, l’unica sua opera compiuta che del romanzo abbia la mole e il disegno narrativo, Cechov ha soltanto ventiquattr’anni, si è appena laureato in medicina e sta iniziando la sua pratica medica a Voskresensk. Alle spalle ha quattro anni di lavoro letterario per riviste di basso profilo destinate a un pubblico di facili pretese.
Come opera destinata a questo pubblico, Caccia tragica mostra in trasparenza e senza falsi pudori le vene di cui si nutre lo scrittore: il romanzo poliziesco, i feuilleton che avevano largo corso nei giornali moscoviti, e insieme l’esperienza diretta delle aule di tribunale – in quegli anni Cechov era corrispondente giudiziario per una rivista pietroburghese.
Caccia tragica tuttavia è anche laboratorio a cielo aperto in cui si riconoscono figure, immagini, situazioni che attraverso una lenta maturazione confluiranno nell’opera maggiore; proprio l’imperfetta fusione delle diverse componenti ci permette di riconoscere fin d’ora ombre familiari come la Natasa delle Tre sorelle, o Firs del Giardino dei ciliegi, o ancora Sabel’ski dell’Ivanov, mentre sullo sfondo il lago del Gabbiano riverbera luminosi barbagli.

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