Descrizione
“L’estetica (teoria delle arti liberali, gnoseologia inferiore, arte del pensare in modo bello, arte dell’analogo della ragione) è la scienza della conoscenza sensibile”. Benché contestata fin dalla sua formulazione (1735), questa definizione di Baumgarten ha delineato l’orizzonte dell’estetica “moderna”, sospesa tra teoria generale della sensibilità (Kant) e teoria delle belle arti (Hegel). Ma le vicende degli ultimi due secoli, dalle derive romantiche a Baudelaire, dalle critiche dell’idealismo (Schopenhauer) al confronto con il mondo della tecnica (Benjamin), dalla rivisitazione dell’eredità kantiana alle variazioni fenomenologiche, mostrano come l’arte o il bello non siano tanto l’oggetto dell’estetica quanto l’ocatura squisitamente filosofica che ha nella “teche” (in ogni accezione del termine) la sua pietra di paragone privilegiata. Non è un ciclo che si chiude, ma semmai un cammino vichiano per “corsi e ricorsi” che dalla ricorrente contrapposizione di platonismo e aristotelismo porta al bello intelligibile di Plotino, dall’arte come interpretazione della natura di Leonardo al rifacimento del mondo cui ci hanno abituato le avanguardie e le sperimentazioni contemporanee. Questo volume di Bibliotheca presenta nuclei di dibattito che hanno posseduto, e a maggior ragione oggi possiedono, una pregnanza essenziale nella definizione di una disciplina, l’estetica, che in ogni sua grande espressione contiene la possibilità del proprio rinnovamento.