Descrizione
Sullo sfondo il discorso di san Paolo agli anziani di Efeso (At 20,17-38), e l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Pastores gregis, incentrata sul tema del vescovo servitore del Vangelo per la speranza del mondo dai quali l’autore cerca di ricomprendere il fascino e al contempo la responsabilità che comporta l’azione pastorale. La responsabilità pastorale che il pastore è chiamato a esercitare è il frutto di una sapienza che va acquisita, provata, esercitata giorno dopo giorno. Il pastore deve rispondere a Dio del popolo che gli è stato affidato. Per questo il ministero pastorale non si esercita in maniera fissa e non si apprende una volta per tutte. Non è possibile essere vescovi, sacerdoti, pastori se non si è modelli di vita cristiana per tutti coloro che ci sono affidati. Non si può essere pastori se non si è prima discepoli, non si può essere padri se non si è prima figli. L’umiltà la mitezza, le lacrime, le prove, la fraternità, la Parola, la liturgia, l’amore al povero: sono questi i tratti caratteristici del pastore che è innanzitutto uomo di pace.
S15.620/200