Descrizione
Questo libro è l’autobiografia di uno dei personaggi più discussi, più amati, più vivi della chiesa del ‘900. Fu lo stesso autore, nel consegnare il manoscritto a Marco Garzonio (che l’editore ringrazia per essere all’origine di questa riscoperta), a intitolarlo, come solo lui avrebbe potuto fare, “Vocazione e resistenza”. Poco tempo dopo sarebbe morto, cosi che la scelta di questo binomio appare come la sigla riassuntiva della sua esistenza. Vocazione, perché tutta la sua vita fu visitata dal dramma di Dio, e fino all’ultimo, chiedendosi “se ancora mi rifarei frate”, conclude “che non poteva capitarmi sorte migliore”. Dio, il Dio del Cristo crocifisso, fu la sua gioia e il suo dolore, la sua pace e la sua guerra, la sua vittoria e la sua sconfitta. Una vita, la sua, come divorata dall’assenza dell’Assoluto. Accanto alla vocazione, la resistenza, non come semplice accostamento, ma come suo naturale sviluppo: resistere al mondo e alla sue ingiustizie in quanto chiamato a farlo dall’alto. Resistenza, soprattutto, all’interno della chiesa, contro una gerarchia spesso dominata da logiche mondane, per mano della quale egli dovette soffrire pesanti e ripetute umiliazioni. Chi leggerà queste ultime pagine turoldiane farà come un triplice viaggio: nelle vicende politiche e sociali di mezzo secolo italiano a partire dalla resistenza antifascista; nella primaverile stagione del concilio, con tutte le speranze e i conflitti che segnarono la vita della chiesa; all’interno dell’anima di uno dei più amati poeti italiani, tra le sue letture, i suoi maestri, i suoi sogni, i suoi amici. E fu proprio col pensiero rivolto agli amici, che Turoldo scrisse queste pagine poco prima di morire: “Amici, è per voi questo racconto della mia avventura”. Ultima, quasi solenne, testimonianza di chi, a onorare il senso dell’amicizia, non venne mai meno.