L’Espresso Pasolini

A cura di Loredana Bartoletti e Wlodek Goldkorn
L’Espresso 2015
Copertina rigida, formato 26×20, riccamente illustrato, pp. 319
Ottime condizioni

10,00

Esaurito

Descrizione

“Il libro che ora pubblica l’Espresso è il più completo e impressionante corpus di articoli, testimonianze, valutazioni critiche e polemiche di e su Pier Paolo Pasolini in occasione del quarantennale della sua tragica scomparsa. Dico questo in esordio, perché mi serve collocare meglio quello che dirò (sommariamente) più avanti nel merito. Pasolini, – e Moravia, Fortini, Roversi, Fachinelli, Arbasino, Eco, Siciliano, Sciascia.. e, sullo sfondo, come termine perpetuamente oppositivo/contrastivo, Italo Calvino… e giornalisti di gran classe come Valerio Riva, Andrea Barbato, Corrado Augias, Enzo Golino… L’orchestrazione, in vita e in morte, intorno al poeta-polemista ideologo, cineasta.. e politico, anche (senza ombra di dubbio) è di primissimo ordine, il clima e il sapore di un’intera opera riemergono senza forzature storico-letterarie e storico-ideologiche in maniera straordinaria (almeno per chi c’è stato).
Al centro dell’intreccio c’è però, sempre, Pier Paolo. Anche questo è impressionante. E difficile immaginare un altro caso di letterato poeta italiano del Novecento che focalizzi in maniera altrettanto esclusiva e vincolante le linee di ricerca di un intero ceto intellettuale, costringendolo, – consenziente o dissenziente, – a un redde rationem altrettanto totale ed esclusivo. Com’è potuto accadere? Entriamo, per quanto ci è possibile, nel merito. Suscitare scandalo non è difficile. E non si può neanche escludere che Pasolini abbia seguito in numerose occasioni le vie più brevi allo scopo di rarsi ascoltare e costringere ad arrovesciarsi verso di lui le teste dei suoi eminenti colleghi, volte distrattamente di qui e di là nelle più diverse direzioni. La sostanza, però, nel caso suo resta un’altra. Lo scandalo da parte sua consisteva nel mettere radicalmente in discussione nel medesimo tempo i postulati fondamentali sia del conservatorismo sia del progressismo italiani, sub specie dell’indecente, sopraffattrice ideologia ed etica della Democrazia cristiana, la bestia allora trionfante, e dell’inane, cavillosa e pretestuosa rivolta studentesca, borghese o piccola-borghese come e più della prima. In uno degli articoli più vicini alla data della sua morte (28 settembre 1975), Pasolini fa l’elenco di ciò che gli italiani vorrebbero e avrebbero il diritto di sapere: «Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia stato il vero ruolo del Sifar. Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia la realtà dei cosiddetti “golpe fascisti”..
L’elenco è lunghissimo, ed estremamente motivato: non possiamo qui riportarlo per intero. M’interessa di più la conclusione: «Gli italiani vogliono dunque sapere cos’è con precisione la “condizione” umana – politica e sociale – in cui sono stati e sono costretti a vivere quasi come da un cataclisma naturale: prima dalle illusioni nefaste e degradanti del benessere e poi dalle illusioni frustranti, no, non del ritorno alla povertà ma del rientro dal benessere».
Difficile resistere alla tentazione di scorgere in queste parole,- e in questo ammonimento, – una carica profetica autentica. Penso ai nostri giorni, ora.” Alberto Asor Rosa