Descrizione
Renato Paresce, René da pittore, studiò fisica e fece ricerca in istituti scientifici, lavorò come giornalista, e divenne uno dei sette di Parigi, les Italiens de Paris, il gruppo di artisti che forgiava in Francia il moderno italiano. Erano Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Filippo De Pisis, Gino Severini, Massimo Campigli, Mario Tozzi e l’inquieto Paresce. Non era professionalmente nato pittore, ma lo divenne con il tirocinio durato tutta la vita raccontato in questo libro: una formazione più esistenziale che artistica, nella cornice del mondo irrequieto e geniale delle avanguardie movimentate da Pablo Picasso, in cui gli interessi culturali molteplici si combinavano con un certo gusto di vita radicale e raffinato insieme. Paresce vi aggiungeva un certo elegante distacco, a volte un désengagement malinconico. Quasi che l’essere pittore più che una forma d’arte fosse parte della ricerca di un tipo di esperienza più intensa, totale. Miscuglio di tradizioni e stili di vita diversi, figlio di un socialista avvocato ed editore di riviste di grande famiglia siciliana trapiantato a Firenze, e di madre artista e nobildonna russa, sposò una esule russa militante bolscevica e amica intima per tutta la vita di Trotzky. E visse da apolide prevalentemente a Parigi, ma anche a Londra, girovago in viaggi poi raccontati nei suoi reportage, o in America, «L’altra America» (il titolo premonitore del suo libro) attraversata con una sensibilità nuova in una specie di fuga finale. La morte lo prese ancora giovane, nel 1937 (era nato nel 1886), poco prima che i tempi amati giungessero al loro epilogo tremendo. E la sua vita in realtà si intravede, lasciando un sapore di inspiegato e doppio, di non definito perfettamente, come si percepisce una fuga.