Descrizione
Un canguro che partecipa a una cena della ricca borghesia, un extraterrestre che intervista un passante, due abitanti di un mondo bidimensionale, distruttori apparsi dal nulla che disfano un treno in una notte, un impiegato che per lavoro assegna cause di morte, una ragazza a cui spuntano le ali. Sono questi alcuni dei protagonisti del libro di racconti di Primo Levi che comprende anche storie autobiografiche ambientate nel Lager, L’ultimo Natale di guerra, Pipetta da guerra, Auschwitz città tranquilla, Un «giallo» del Lager, o i racconti d’infanzia di Meccano d’amore e Ranocchi sulla luna, ma anche i racconti fantastici Il passa-muri e Il fabbricante di speccbi, che mostrano invece un lato inconsueto della vena narrativa dello scrittore. Quando muore, nell’aprile del 1987, Levi lascia dispersi in varie sedi – giornali, riviste, libri – oltre una ventina di racconti, che coprono all’incirca un decennio. Ne avrebbe certamente tratto un libro, così come aveva fatto qualche anno prima con Lilít, accostando questi racconti ad altri che aveva progettato di scrivere, come le interviste con gli animali, di cui restano sei ritratti del suo «Zoo immaginario». Levi indaga non solo il mondo animale – dai gabbiani ai batteri, dalla formica alla giraffa – ma anche quello umano, confermandosi come scrittore antropologo dotato di un inconsueto umorismo. La pluralità degli stili e dei registri narrativi è accompagnata da un motivo conduttore: la forza pedagogica dei racconti, in cui l’aspetto morale, per quanto mai in primo piano, è una componente essenziale del racconto. Levi, insomma, è uno scrittore che punta sull’intelligenza dei suoi lettori, sul loro scatto mentale. Le sue storie divertono, inquietano e danno sempre da pensare.